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Perché aumenta il prezzo della benzina?

Nei giorni scorsi spiegavo alcune dinamiche dei prezzi alla produzione generate da speculazioni* sui mercati dei metalli e che causano aumenti che ricadono sul consumatore finale (privato o azienda che sia) in maniera poco comprensibile, tanto più se si considera l’attuale stagnazione dei mercati a causa della crisi.

Quasi ogni giorno si legge dell’aumento del prezzo della benzina, a prescindere dal costo reale del barile di petrolio; si parla di cartello fra le compagnie, del peso eccessivo delle accise che sicuramente comporta un alto prezzo finale dei carburanti, ma che non è pertinente con l’aumento costante e la diminuzione saltuaria, spesso con valori ridicoli (1 cent?), da parte delle compagnie.

Le Compagnie petrolifere danno la colpa al mercato, anche se loro vedono solo aumentare i profitti**, i gestori dei distributori danno la colpa alle Compagnie, Mister Prezzi & il Garante annunciano indagini che non portano mai da nessuna parte e le associazioni di consumatori minacciano costantemente Class Action ed interventi da parte del Governo; di sicuro ricadute positive per i consumatori, non se ne vedono.

Resta il fatto che nessuno spiega mai in maniera chiara che cosa ci sia alla base di questo strano andamento dei prezzi; certo, il saperlo non ci cambia la vita e meno che mai cambierà la situazione, tuttavia ritengo sia meglio capire i meccanismi che regolano (a nostro danno) il mercato.

Essere informati e consapevoli è fondamentale, anche per non farsi intortare da falsi appelli*** che ci invitano a boicottare la Shell piuttosto che la Esso, per costringerli a ridurre il prezzo alla pompa, cosa questa impossibile, una volta compresi i reali meccanismi (artificiosi) che fissano il prezzo alla pompa.

La mia idea sul perchè di questo meccanismo ce l’avevo ed infatti nei giorni scorsi ho letto la risposta data ad un lettore del mensile Auto da parte dell’Ing. De Vita che spiega il Come ed il Perchè di questi aumenti dei prezzi dei carburanti. Pubblico il tutto, riducendo un po’ il testo, ma senza snaturare le parole dell’autore.

Scrive Enrico De Vita: L’Euro sale, il barile scende, il consumo dei carburanti crolla di una percentuale importante, ma alla pompa i carburanti costano sempre di più. Decisamente di più di quando, 3 anni fa, il greggio era ai valori di oggi.

Perché? La ragione fondamentale è che le compagnie non valutano quanto hanno pagato il petrolio mesi prima o quali siano i loro costi interni o quanto costa raffinare il greggio (tutte assieme e contemporaneamente), ma leggono le quotazioni di un listino internazionale della benzina e del gasolio e, giorno per giorno, adeguano i loro prezzi alla pompa a quella quotazione.

Anche se non c’è nessuna relazione fra quel listino ed i loro costi.

Quel listino si chiama Platt’s ed indica quanto costa comperare a Rotterdam (in quella data) grossi quantitativi di benzina o di petrolio. Nella realtà, solo il 7-8% dei prodotti petroliferi venduti in Italia proviene da questi acquisti spot che invece sono i preferiti da tutti coloro che scommettono sui rialzi dei prezzi, comperano navi cariche di benzina e le rivendono quando i prezzi lievitano, alimentando la speculazione internazionale dei cosiddetti futures.

Per contro, quasi il 30% del greggio lavorato nelle nostre raffinerie proviene da giacimenti di proprietà Eni, il resto da pozzi in comproprietà delle aziende petrolifere o da contratti a lungo termine con Paesi produttori.

I costi di tali forniture sono di gran lunga inferiori a quelli del mercato spot, anche perché si riferiscono ad acquisti di molti mesi prima.

Ma tutto questo non conta, come non contano le differenze fra una benzina o l’altra, fra una raffineria e l’altra, fra una rete distributiva e l’altra: il prezzo finale sarà assolutamente identico. La benzina non viene trattata come un bene di consumo o un prodotto da vendere, ma come un bene rifugio, anzi come denaro liquido. Non conta quanto è costato produrla, ma semplicemente quanto vuole quotarla (guadagnandoci sopra) chi è disposto, quel giorno, a venderne grossi quantitativi.

E’ ovvio che, se quel giorno i cinesi comprano tanta benzina, le quotazioni del Platt’s (cioè della benzina ancora da vendere) salgono in modo vertiginoso. E, senza alcun pudore, salgono anche i prezzi  della benzina che da quel momento si venerà alle pompe.

E’ una prassi ormai consolidata, anche se scandalizza sempre quando se ne parla, soprattutto perché si traduce in una vera e propria rinuncia, a priori, a qualsiasi forma di concorrenza fra i liberi marchi.

Ed è la sepoltura del libero mercato. La misera lotta allo sconto del centesimo di euro (anzi del millesimo) viene affidata unicamente al gestore della stazione di servizio, le compagnie si tengono la sfida dei punti fedeltà e la grancassa della pubblicità. La competizione è tutta qui.

Articoli correlati:

* Speculazioni sui metalli > https://paoblog.wordpress.com/2010/04/26/ripresa-industriale-in-calo-e-prezzi-in-aumento/

** Profitti dei petrolieri > https://paoblog.wordpress.com/2010/05/03/tempo-di-bilanci-i-petrolieri-guadagnano%c2%a0miliardi/

*** Appello bufala > https://paoblog.wordpress.com/2010/03/25/appello-bufala-per-dimezzare-il-prezzo-della-benzina/